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Street art

Italian Graffiti - Parco dei Murales

a cura di
GreenGraffiti

I luoghi della Street Art a Napoli - capitolo 3

Se nell’ultimo articolo dedicato ai graffiti nei quartieri di Napoli vi abbiamo parlato del Rione Sanità, questa volta vogliamo raccontarvi di un luogo che ha persino cambiato nome da quando ha iniziato a ospitare opere di street art sulle pareti dei suoi palazzi: il Parco Merola, oggi conosciuto come Parco dei Murales.

Ci troviamo nella periferia orientale di Napoli, nel quartiere Ponticelli. Il Parco Merola è un complesso residenziale composto da quattro edifici uguali, disposti a quadrilatero, che ospitano 160 famiglie. Sorto nell’emergenza post terremoto del 1980, non era stato pensato per essere inserito in un tessuto urbano coerente e definito: ne sono risultati condomini formati da edifici chiusi in uno spazio comune, isolati dall’esterno. Oggi questo territorio è il più giovane per demografia tra i dieci della conurbazione partenopea, ma anche quello con il più alto tasso di dispersione scolastica e disoccupazione.

Proprio qui negli ultimi dieci anni è nata una rete di organizzazioni sociali, culturali e di volontariato che sta cercando di ravvivare la comunità residente con la convinzione che insieme è possibile sviluppare un graduale riscatto socioeconomico e culturale.

Nel 2015 è stato infatti avviato un programma di rigenerazione sociale e riqualificazione urbana a cura di INWARD, Osservatorio Nazionale sulla Creatività Urbana, con la partecipazione dei residenti e in collaborazione con enti pubblici locali e nazionali. Il programma è basato sull’ascolto territoriale, soprattutto dei più giovani, e comprende numerosi laboratori e attività ludico-creative, fino a interventi di riqualificazione pittorica con la realizzazione di grandi opere di street art firmate da artisti di fama internazionale.

Oggi, infatti, all’interno del Parco è possibile ammirare un ciclo pittorico di otto murales, ognuno dei quali cerca di fornire spunti di riflessione basati su valori universali, come l’integrazione, il gioco, la lettura, lo sport, la maternità, la solidarietà, il territorio e la cura.      

Un concentrato di opere d’arte di cui gli stessi abitanti vanno fieri e che ha trasformato una periferia per lungo tempo isolata in meta turistica. A riprova del fatto che il bello non si può confinare, oggi sono tanti i visitatori che vi si recano appositamente per contemplare e farsi raccontare dai residenti gli interventi di street art che il Parco ospita, insieme ai vari aneddoti legati alla loro realizzazione.

Vediamo insieme più nel dettaglio le otto opere.

Ael. Tutt’egual song’e criature

La prima grande facciata ad essere realizzata nel Parco è quella dello street artist italo-olandese Jorit, autore di alcuni dei più famosi ritratti che possono essere ammirati su alcuni palazzi delle periferie di Napoli, come quello di San Gennaro, di Maradona, o di Che Guevara.

Protagonista di questo murale ​​è Ael, una bambina rom che Jorit ha conosciuto in un campo nomadi nel quartiere di Scampia. Realizzata nel 2015, durante le celebrazioni della Giornata Internazionale dei rom e sinti, l’opera mette in luce il tema dell’accoglienza e dell’integrazione, come indicato dal titolo, che riprende quello di una famosa canzone dell’artista napoletano Enzo Avitabile.

La Zingarella, come affettuosamente è stata soprannominata dagli abitanti del quartiere, porta sul volto il segno del “rito pittorico” tipico dell’arte di Jorit: un segno di appartenenza, un richiamo per ricordare a noi tutti che facciamo parte di una sola, millenaria tribù.

Jorit | "Ael. Tutt’egual song’e criature"

‘A pazziella ‘n man’ ‘e criature

La seconda opera sorta nel Parco è “‘A pazziella ’n man’‘e criature” del toscano Marco Burresi, in arte ZED1. Con questo murale l’artista propone una riflessione sul gioco, rappresentato in maniera malinconica, con l’intento di porre l’attenzione sui momenti di alienazione e solitudine anziché di condivisione e socialità dei minori.

ZED1, con la sua opera, difende il diritto al gioco dei bambini attraverso un burattino che insieme ad altri giocattoli tradizionali viene schiacciato da un joypad freddo e alienante, emblema delle varie forme di intrattenimento digitale.

Il burattino presenta sia elementi di Pulcinella, in omaggio alla tradizione napoletana, che quelli di Pinocchio di Carlo Collodi, per richiamare le origini toscane dell’artista.

ZED1 | Dettaglio del murales "A pazziella ’n man’ ‘e criature"

Chi è vulut bene, nun s’o scorda

L’opera di Rosk&Loste, due artisti di origini siciliane, è un omaggio ai sogni della comunità locale, attraverso riferimenti alla storia recente e a una passione, quella del calcio, capace di unire le generazioni.

Giocato in tutte le periferie del mondo, il calcio da sempre dona felicità ai bambini, proprio come a quelli che abitano nel Parco Merola e che nel tempo libero corrono dietro al pallone ai piedi di quest’opera gigantesca.

Il murale rappresenta due bambini che indossano uno la maglia del Napoli e l’altro quella dell’Argentina, a sottolineare come il ricordo dell’idolo Diego Armando Maradona sia ancora molto vivo nel capoluogo campano. Anche il titolo stesso dell’opera riprende la frase “Chi ama non dimentica”, pronunciata da Maradona per esprimere il suo legame indissolubile con la città e i cittadini di Napoli.

Rosk&Loste | "Chi è vulut bene, nun s'o scorda"

Lo trattenemiento de peccerille

Per realizzare quest’opera, il suo autore Mattia Campo Dall’Orto ha scelto di fotografare i residenti del Parco dei Murales per tramutarli in personaggi di una storia fantastica.

“Lo trattenemiento de peccerille” (L’intrattenimento dei bambini) pone l’attenzione sulla lettura che stimola la creatività e spinge a vedere la realtà da nuovi punti di vista. Il murale raffigura due bambini che leggono un libro, mentre dalla loro immaginazione escono figure magiche: sono gli abitanti del Parco, nella loro quotidianità, che diventano personaggi fantastici di una fiaba tutta da scoprire.

Vi segnaliamo inoltre due curiosità legate a questo disegno: il libro rappresentato fa riferimento alle 50 fiabe napoletane presenti nella raccolta “Lo Cunto de li Cunti” di Giambattista Basile; i bambini del Parco dei Murales hanno contribuito a dipingere alcune parti del murale.

Mattia Campo Dall'Orto | "Lo trattenemiento de peccerille"

‘A mamm’ ‘e tutt’ ‘e mamm’

Con una rivisitazione dell’opera di Piero della Francesca, la “Madonna della Misericordia”, il quinto murale del Parco realizzato dalla talentuosa artista La Fille Bertha celebra il valore della maternità.

Realizzata a partire dai suggerimenti dei bambini del Parco circa i loro colori preferiti, l’opera rappresenta un’icona variopinta che protegge e accoglie sotto la propria “ala” due minori. La Fille Bertha presenta la maternità come espressione di una femminilità semplice ma allo stesso tempo nobile, con l’intento di affermarne anche il valore sociale.

L’immaginario visivo dell’artista di origini sarde è spesso popolato da presenze femminili fluttuanti in una dimensione che sembra non avere tempo: anche in questo caso l’immagine si staglia su uno sfondo astratto dai tratti magici e surreali, che conferiscono un’aura di eternità al messaggio.

La Fille Bertha | "'A mamm' 'e tutt' 'e mamm'"

Je sto vicino a te

Il tema del sesto murale, ad opera del pugliese Daniele Nitti (in arte Hope), è la solidarietà. In esso lo street artist mette in luce l’umanità con i suoi valori, l’importanza dello stare insieme, della collaborazione e della condivisione.

Su uno sfondo blu notte è rappresentato un piccolo villaggio dove, tra case e viuzze, bambini, ragazzi e adulti sono intenti a svolgere semplici azioni quotidiane. Le case, poggiate su una grande distesa d’acqua, sono collegate le une alle altre da ponti, gli stessi che un tempo solcavano le acque del Sebeto che bagnava l’area e dai quali deriva l’attuale nome del quartiere: Ponticelli.

Il titolo è anche un omaggio a Pino Daniele, artista che nelle sue canzoni ha saputo esprimere in maniera autentica l’importanza di contare gli uni sugli altri.

Hope | Realizzazione dell'opera "Je sto vicino a te"

‘O sciore cchiù felice

Il settimo murale è dedicato ad Aldo Merola, botanico e direttore dell’Orto Botanico di Napoli, a cui sono intitolati il complesso residenziale e il lungo Viale che costeggia il Parco stesso.

L’opera, firmata dall’artista piemontese Fabio Petani, è dedicata al valore e alla conoscenza del territorio ed è ispirata alle ricerche del botanico napoletano: il protagonista è un Gigaro Chiaro (Arum Italicum), un fiore che sboccia in marzo e che, secondo la leggenda popolare, allontana gli spiriti maligni.

Il disegno rappresentato da Petani si ispira alla flora, mescolandosi armonicamente con elementi geometrici e architetture industriali. Il titolo riprende quello di un brano degli Almamegretta e vuole essere un invito a ricercare il benessere: il fiore più felice è quello capace di fare suo il territorio da cui saprà maggiormente trarre gioia, beneficio e nutrimento.

Fabio Petani | "'O sciore cchiù felice"

Cura 'e paure

L’ottavo murale è opera di Luca Caputo, in arte Zeus40, nato e cresciuto a Napoli Est. Il suo disegno pone al centro il tema della famiglia e l’importanza della “cura” del prossimo.

Vi sono raffigurate quattro persone: abitanti reali del Parco che hanno partecipato con entusiasmo alla creazione di quest’opera, posando come modelli per l’artista. Zeus40 ha scelto di costituire una famiglia immaginaria, la famiglia del Parco dei Murales, prendendo ognuno dei suoi componenti da una delle quattro grandi palazzine che ne fanno parte. 

La famiglia, quindi, intesa non solo come quella formata da legami di sangue, ma anche quella che si crea quando si condivide per lungo tempo uno spazio, un quartiere, un territorio con altre persone. I quattro protagonisti diventano così il simbolo della partecipazione attiva e dell’impegno a prendersi cura degli altri e di ciò che è di tutti, come le ammirevoli opere di street art che il Parco ospita.

Zeus40 | "Cura 'e paure"

To be continued...

#ParcoDeiMurales
#StreetArtNapoli

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