I luoghi della Street Art a Napoli - capitolo 1
Riprendiamo la rubrica sulla street art urbana andando alla scoperta degli interventi realizzati in una delle città più iconiche del Bel Paese: Napoli. I Quartieri Spagnoli, Rione Sanità, il Parco dei Murales, la Circumvesuviana sono alcune delle zone coinvolte in importanti progetti di riqualificazione urbana che hanno dato ampio spazio alla street art e che hanno trasformato questi quartieri in veri e propri musei a cielo aperto.
Breve storia popolare dei Quartieri Spagnoli
Iniziamo dunque la nostra esplorazione partendo da una delle aree più note e chiacchierate della città partenopea: i Quartieri Spagnoli. Entrati nell’immaginario collettivo grazie alle numerose pellicole cinematografiche e serie tv che ne hanno raccontato le mille anime, da “Matrimonio all’Italiana” di Vittorio de Sica a “Il Segreto” del collettivo Cyop&Kaf, fino al capolavoro di Roberto Saviano “Gomorra”, i Quartieri Spagnoli godono di una notorietà pressoché universale.
Incasellati fra Via Toledo e Corso Vittorio Emanuele, alle pendici di Castel Sant’Elmo e confinanti con la principesca Piazza del Plebiscito, il quartiere beneficia di una particolare morfologia caratterizzata da un reticolato di vie, cunicoli e nugoli di bassi napoletani che fa trapelare moltissimo della propria storia.
Scrigno di una cultura popolare antica e ancora molto radicata, il quartiere ha origine nel lontano XVI secolo, quando Don Pedro de Toledo, allora vicerè spagnolo, operò una serie di riqualificazioni urbane e adibì l’area a zona di stanziamento per le sue truppe. Una volta scalzati gli spagnoli dalla città, le abitazioni vennero date in dotazione alla popolazione locale, che fino ad allora risiedeva nelle campagne circostanti. Questo passaggio diede di fatto ai Quartieri Spagnoli lo scettro di veri detentori della cultura e del folklore napoletano, una cultura che ancora oggi resiste grazie anche agli innumerevoli interventi di arte urbana che ne animano le strade.
Street Art dei Quartieri Spagnoli: tra cultura e folklore
Palazzine fantasma, muri scalcinati, portoni e vecchie nicchie che trattengono segreti impronunciabili sono diventati infatti la tela di molti street artist che hanno espresso qui i propri talenti.
Andiamo a scoprire una selezione di queste opere murali, diventate nel tempo vere e proprie attrazioni in grado di richiamare curiosi e appassionati della street art di Napoli da tutto il mondo.
Il progetto Quore Spinato
I primi che hanno iniziato a dipingere nel quartiere sono stati Cyop&Kaf (autori anche del film “Il Segreto”), misterioso e controverso duo di street artist napoletani: all’effettivo due individui, ma concettualmente un’unica entità dalla tempra anarchica. I personaggi dei loro graffiti, sfuggenti, trasognati e immersi in un’atmosfera metafisica, possono essere scovati negli angoli più bui e remoti della zona come anche negli androni di negozi e alimentari. Sono apparsi per la prima volta tra le vie del quartiere agli inizi degli anni 2000 e, come dicono gli stessi artisti, l’hanno fatto
di giorno, cominciando da quegli edifici che – distrutti dal terremoto e mai restaurati – sono considerati da tutti terra di nessuno; e quando il primo passante, vedendomi operare (è chirurgia la pittura, l’ho già scritto), si è fatto avanti e mi ha chiesto di dipingere anche la porta del suo basso, inconsapevolmente ha messo in moto una reazione a catena che, come la biglia di un flipper mi ha catapultato da un muro all’altro, di basso in basso, garage dopo garage, per soddisfare le richieste di quanti (tanti, troppi per le mie sole forze) mi chiedevano un dipinto anche per loro.
- Cyop&Kaf
I loro oltre 230 graffiti, disseminati tra vicoli e viuzze e realizzati in un arco temporale lungo quasi due decadi che si estende fino ad oggi, raccolgono ogni anno centinaia di turisti e appassionati di street photography, catturano l’attenzione delle fotocamere di passanti distratti e alleggeriscono il peso dei pensieri dei cittadini stanchi. Questo ricco progetto artistico ha riscosso un tale successo da spingere l’Associazione Hermes a organizzare nel 2015 Quore Spinato, una serie di tour dei murales che ripercorrono la mappa tracciata dal collettivo, nel quale sono indicate le coordinate di tutti i graffiti.
Il Pibe de Oro di Via de Deo
Sempre nell’ambito del tour dei murales più famosi dei Quartieri Spagnoli è il caso di citare il celebre Pibe de Oro che ricopre un’intera facciata di via de Deo. Realizzato in tre giorni negli anni ’90 da Mario Filardi, in concomitanza con la vittoria del secondo scudetto del Napoli, Diego Armando Maradona è uno dei murales più scattati del capoluogo campano e luogo di vero e proprio culto da parte degli abitanti locali.
Curioso è il fatto che il volto del calciatore sia stato realizzato sulle persiane di una finestra, anche se in realtà inizialmente l’opera non era stata concepita così. Quando Filardi la dipinse per la prima volta, infatti, la parete era libera da ogni pertugio: le finestre sono state aggiunte (abusivamente) in un secondo momento, sfigurando il volto del calciatore che stava già lentamente sbiadendo.
Per sopperire a questo “vandalismo”, nel 2016 è stata realizzata una colletta, sostenuta anche dall'Assessore alle Politiche giovanili Alessandra Clemente e dai commercianti della zona, che hanno commissionato a Salvatore Iodice, artista da anni impegnato nella riabilitazione sociale a Napoli, i lavori per il restauro del murales.
La dea Iside di Francisco Bosoletti
Sulla facciata opposta di via de Deo, si pone la ieratica e risoluta dea Iside di Francisco Bosoletti, ispirata alla Pudicitia del Corradini presente nella cappella di San Severo. L’opera richiama il culto antichissimo della dea, personificazione del femmineo e della Natura, ventre prolifico e sacro che si cela dietro un velo di mistero. La particolarità di questo murales, così come quella di altre opere dell’artista, è che nasconde la sua reale forma, fruibile soltanto mediante un filtro fotografico negativo che rivela particolari e dettagli altrimenti invisibili. Non solo quindi un’opera di alto livello artistico, ma anche metafora dello scenario antropologico della città che la ospita.
Il volto della rivoluzione napoletana: Eleonora Pimentel Fonseca
La variegatissima gamma di graffiti e murales napoletani presenti in questo quartiere racconta non solo la storia di Napoli e dei suoi abitanti, ma anche quella di molti artisti e personaggi che in questa città hanno avuto il proprio battesimo. Nell’ex mercatino di Sant’Anna di Palazzo, la street artist italo-spagnola Leticia Mandragora ha dedicato un murales di dimensioni monumentali a Eleonora Pimentel Fonseca, eroina della rivoluzione napoletana del 1799 e propugnatrice instancabile di ideali repubblicani.
StreetFan Art in Vico Totò
Impossibile poi non imbattersi in uno dei numerosi murales dedicati a Totò. C’è un intero vicolo, soprannominato Vico Totò ma all’anagrafe Via Portacarrese a Montecalvario, che rappresenta una galleria a cielo aperto di numerosi murales e graffiti dedicati all’artista napoletano, ai suoi film e agli attori che hanno collaborato con lui. Le opere sono quasi ammassate l’una sull’altra, a partire da quella realizzata da Lino Ozon e progettata da Massimiliano Mastice, con l’appoggio dell’associazione Onlus VivaNapoli tra agosto e settembre 2019.
I volti celebri di Napoli: Bud Spencer e Sophia Loren
Per proseguire questa breve incursione nella street art dei Quartieri Spagnoli, suggeriamo la visita all’omaggio dell’artista napoletano Mario Farina Castì a due dei più celebri volti del cinema italiano: Bud Spencer e Sophia Loren. I due “scugnizz de’ quartier” sono raffigurati sulla fiancata di un rifugio antiaereo della Seconda Guerra Mondiale, situato in Largo Baracche, e sono il frutto di un’importante opera di riqualificazione iniziata nel 2012 dal Comune e dalla Cassa Edile della Provincia di Napoli, che ha finanziato nel 2019 anche questo noto murales.
RiciclArte x Bud Spencer
Infine, per tutti gli amanti degli spaghetti-western all’italiana, è quasi doveroso un ultimo saluto a Carlo Pedersoli (aka Bud Spencer) che in Vico Lungo Gelso mostra il suo notorio cipiglio, a ricordare uno dei suoi ultimi celebri film “Piedone lo sbirro” in cui impersonava un detective proprio del capoluogo partenopeo. L’opera, costruita con legno e materiali riciclati forniti dall’associazione RiciclArte Miniera di Salvatore Iodice, è stata realizzata da Mario Schiano a due anni dalla scomparsa dell’attore, nel 2018.
To be continued…
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