I luoghi della Street Art a Roma
Il quartiere più multietnico di Roma
Incastonata tra l’ormai gentrificato Pigneto e la verace Centocelle, la prima borgata di Roma Est deve il suo nome alle pignatte, una serie di anfore incastonate per alleggerire il peso della cupola del mausoleo di S. Elena, fatto costruire proprio qui dall’imperatore Costantino in ricordo della madre.
Se in epoca romana la zona era rinomata per le sue ville, i parchi e gli acquedotti, con il trascorrere dei secoli visse alterne fortune, fino a ritagliarsi in tempi recenti un posto di primo piano nella lotta al nazifascismo, testimoniata dalle numerosissime lapidi in memoria dei partigiani caduti che sorgono quasi ad ogni angolo di strada.
Ma anche di più recenti martiri, come Ciro Principessa, un giovane operaio accoltellato da un neofascista sui gradini della sezione del PCI, come ricordato anche da un murales in largo dei Savorgan, ora ribattezzata piazza Ciro Principessa. Se l’opera non è esattamente di eccelsa fattura non per questo è meno importante.
Dagli anni 60 fino ad oggi la zona continua a essere un quartiere di immigrazione: se prima vi arrivavano famiglie sia dal sud che dal nord Italia, ora sono i cinesi e i “bangladini”, come familiarmente vengono chiamati in tutta Roma, ad aver messo radici e aver dato vita a una florida comunità testimoniata dalla presenza di numerose attività commerciali e di ben 5 moschee. Tanto che una delle sue vie principali, via Marranella, è stata ribattezza di recente come "la Banglanella".
La vivacità del quartiere è supportata e incoraggiata anche dalla presenza dell’Eco Museo Casilino, un progetto di arte diffusa che abbraccia l’intero quartiere e i rioni limitrofi e che ha realizzato una mappa dei murales presenti nella zona. E dalla Wunderkammern Gallery, aperta nel 2008 all’interno di un ex deposito di frutta e oggi punto di riferimento per la urban art di alto livello.
Nella zona è anche molto attiva l’associazione Alice nel Paese della Marranella e il comitato di quartiere che ha promosso il progetto I Love Torpignart, con l’obiettivo di “liberare” i muri per metterli a disposizione gratuitamente degli street artist. Qui anche gli stessi proprietari degli immobili offrono le proprie facciate come tele per la realizzazione dei murales.
Come al solito, senza alcuna pretesa di esaustività, segnaliamo quelli che ci hanno colpito di più per ispirazione e originalità e che rappresentano alcuni dei migliori esempi di urban art a Roma.
La mappa dei murales di Torpignattara
Iniziamo il tour di Torpignattara alla ricerca dei murales più famosi da via dell’Acquedotto Alessandrino 215, dove nel 2014, in occasione della prima personale di Alexsey Luka negli spazi della Wunderkammern Gallery, l’artista russo ha realizzato “L’Estranea”.
L’opera dalle forme geometriche colora la facciata di una piccola casatorre dei primi del Novecento, ed è giocata sulla destrutturazione astratta del volto di una donna che beve il caffè, consueta abitudine italiana.
Altra opera realizzata in concomitanza con una personale dell’artista alla Wunderkammern Gallery, “Millennials” è uno tra i più importanti esempi di street art del quartiere. Situato in Via Amedeo Cencelli 91 e ispirato all’arte classica, il murales ritrae cinque cariatidi in bianco e nero, tratto distintivo dell’artista campana MP5 che lo ha firmato. Un omaggio alle imperturbabili korai dei templi ateniesi, che intende puntare l’attenzione sulla necessità dell’arte pubblica nei contesti urbani.
Degni di nota sono anche i lavori dell’artista francese Jef Aérosol, pioniere indiscusso della stencil art, e per questo quasi sempre in bianco e nero su fondo colorato. In questo caso un bambino, ripiegato in sé stesso è contornato da farfalle colorate che sembrano voler farlo uscire dalla sua prigione interiore.
L’artista sardo Tellas ha coordinato l’opera corale “Erbarium” realizzata da 15 artisti under 30 sulla facciata di un palazzo di cinque piani in via dell’Acqua Bullicante 110.
Il murales rappresenta in chiave artistica uno degli aspetti più pregnanti dell’identità multiculturale del quartiere: la cucina. Una raccolta di spezie e piante come il cappero spontaneo che cresce nei parchi di Roma, lo zenzero e il coriandolo, ma anche il peperoncino e il frutto della passione, la zucca e l’asparago selvatico, l’avena, la cicoria e il rosmarino. Le erbe, a cui ogni comunità attribuisce un nome diverso, sono state invece identificate da didascalie in latino, come quelle sulle pagine dei veri erbari, proprio per non privilegiare alcuna lingua moderna e sottolineare come questi ingredienti siano un patrimonio condiviso e collettivo.
Passando da rappresentazioni realistiche allo spazio del sogno, troviamo il murales di Dulk, Illustratore, graphic designer e street artist spagnolo che ha dipinto su un palazzo di via Antonio Tempesta 215 “Broken Thoughts”, un incubo dai colori sgargianti. In questo caso una creatura fantastica, a metà tra un orso e un panda con il corpo spezzato, interagisce con un dolente pappagallino a cui ha appena rubato l’uovo. Un universo parallelo dove associazioni bizzarre aprono le porte a significati non univoci.
Un altro dei più importanti murales di Torpignattara è un viaggio lungo oltre 50 metri firmato da Carlos Atoche, artista peruviano residente a Roma da anni e famoso per le creazioni dal sapore rinascimentale. Chiaro omaggio alla multiculturalità di “Torpigna”, l’opera fa convivere culture diverse, nella geografia e nel tempo: si va dalle stradine di Buenos Aires e di Lima, agli scorci mozzafiato di alcuni paesi del sud Italia. Dalla Grecia ad Hanoi, passando per Guangzhou e Ha Long. Dalle foreste del Laos alla città murata di Fez in Marrocco, fino ad arrivare a Los Alcazares, nell’Andalucia Spagnola. Senza dimenticare la Turchia, i teatri greci della Siria, il deserto di Palmira, la città scolpita sulla roccia di Petra, l’Egitto e centinaia di altri posti dove la sensibilità dell’artista ha catturato immagini indimenticabili.
L’ultima opera presa in considerazione è un vero e proprio capolavoro di arte urbana, realizzato dal pittore vicentino Nicola Verlato in Via Galeazzo Alessi, al civico 215, in omaggio al poeta e scrittore Pier Paolo Pasolini. “Hostia” si aggiunge ai tanti murales del Pigneto che ritraggono Pasolini e che abbiamo raccontato qui. Definita “la cappella Sistina di Tor Pignattara”, in bianco e nero, ipnotizza per la sua grandiosità e per i particolari dettagliati e allegorici al tempo stesso. Al centro vediamo il corpo di Pasolini morente che precipita verso il mausoleo della sua memoria, per ritrovare sé stesso da bambino, seduto sulle ginocchia della madre, mentre impara a scrivere poesie. Accanto a lui Petrarca ed Ezra Pound, suoi mentori e ispiratori. Sopra di lui il presunto assassino Pelosi, trattenuto dalle forze dell’ordine, mentre due giornalisti lo intervistano. Dieci metri per sei di ombre e luci che ci ricordano quanto la scomparsa di Pasolini sia stata una perdita immane dalla quale non ci siamo ancora del tutto ripresi.
To be continued...
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