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Tatuaggi pubblicitari: lo skinvertising

a cura di
GreenGraffiti

Skinvertising, per chi vuole vendere cara la pelle

I film americani ci hanno abituato ai cosiddetti “sandwich men”, che tengono in mano o indossano insegne per pubblicizzare l’apertura di un nuovo negozio o la promo del ristorante dietro l’angolo. È una forma di advertising che esiste da secoli, ma con l’inizio del nuovo Millennio abbiamo assistito alla comparsa di quella che potremmo definire una sua evoluzione estrema: lo skinvertising, ovvero i tatuaggi come forma di marketing.

Come dice la parola, skin + advertising, si fa riferimento alla pratica di utilizzare la pelle come spazio pubblicitario. Un fenomeno nato con il boom delle Dot-com dei primi anni Duemila, quando persone comuni iniziarono a stringere accordi con alcune di queste nuove aziende, facendosi tatuare il loro logo o dominio web in parti ben visibili del corpo in cambio di compensi in denaro.

Dettaglio di una schiena tatuata con i loghi dei brand più famosi.
I tatuaggi ai tempi dei brand

Tra i primi esempi di cartello pubblicitario in carne ed ossa ci fu Jim Nelson dell’Illinois, che nel 2003 si fece pagare 7.000 dollari per tatuarsi il logo di una società di web hosting sulla nuca. Nel 2005, nello Utah, Karolyne Smith mise all’asta su eBay la propria fronte come piattaforma pubblicitaria. A vincerla fu una società di casinò online, che offrì alla donna 10.000 dollari per marchiarsi per sempre con il sito internet dell’azienda.

Nel suo complesso, questo tipo aggressivo di skinvertising, anche chiamato “foreheAD” (letteralmente, pubblicità in fronte), è stato un fenomeno circoscritto, ma ha aperto la strada all’uso dei tattoo da parte dei brand. Una strategia utilizzata ancora oggi, sebbene in forme e modalità leggermente diverse.

Volto di un uomo con domini di siti tatuati in fronte e sulle guance.
Tattoo che rimangono in testa

Tatuaggi: la pubblicità che lascia il segno

Negli ultimi anni, numerosi marchi hanno dato via a iniziative che si potrebbero definire di "guerrilla marketing umano", facendo leva sulla forma espressiva del tatuaggio come mezzo per rafforzare la brand loyalty dei consumatori.

Nel 2014 Reebok ha lanciato una campagna in occasione della Tough Viking, una popolare corsa ad ostacoli che si tiene annualmente in Scandinavia: ai partecipanti è stato proposto di farsi fare un tattoo con il logo dell’azienda in cambio di prodotti del marchio del valore di circa 500 dollari, con un extra premio di circa 4.000 dollari per chi si fosse tatuato il logo più grande. A vincere quest'ultimo è stata Camilla Nilsson, che ha scelto di imprimere un gigantesco delta, all’epoca simbolo della Reebok, sulla gamba destra.

Camilla Nillson posa a testa in giù reggendosi sulle mani e mostrando il logo Reebok tatuato sulla coscia.t
Camilla Nilsson si tatua il logo Reebok

Il noto brand di pizza Domino’s, nel 2018, ha lanciato un contest su VKontakte, popolare social network russo, promettendo a chiunque si fosse tatuato l’inconfondibile tessera rosso-blu del domino un premio consistente in 100 pizze all’anno per 100 anni. La promozione sarebbe dovuta durare per due mesi, ma le adesioni all’annuncio sono state così tante che, dopo soli quattro giorni, gli organizzatori sono stati costretti a interromperla per tutelare le finanze dell’azienda.

Braccio tatuato con il logo di Domino's.
Domino's, che passione!

Nel 2022 a Las Vegas il marchio di sandwich Subway, in occasione del lancio del nuovo menù Subway Series, ha regalato panini gratuiti per un mese, un anno o per tutta la vita ai propri fan, in cambio di un tattoo del logo del menù appena creato. Il primo premio è stato vinto da James Kunz del Colorado che, con un tatuaggio di 30x30 centimetri, si è guadagnato sandwich gratuiti a vita, sotto forma di buoni regalo Subway.

Un tatuatore imprime il logo Subway Series sulla schiena di James Kunz.
James Kunz si tatua Subway Series

Da Mickey Mouse a Super Mario, i veri fan si riconoscono a pelle

Negli esempi che abbiamo appena visto, a trascinare le persone sotto l’ago del tatuatore è stato un compenso economico, ma c’è anche chi decide spontaneamente di segnare per sempre sul corpo la propria connessione con un brand. In questi casi le ragioni possono essere più identitarie e personali, dettate dalla condivisione dei valori di un determinato marchio o dal fatto di associare ad esso ricordi, esperienze significative o, più in generale, emozioni positive.

Un braccio tatuato con il personaggio di Super Mario.
Fan per tutta la vita

Il sito DealA ha analizzato una serie di dati raccolti sui social media per scoprire quali siano i marchi i cui simboli vengono tatuati con maggiore frequenza. In testa alla classifica c’è Disney: i personaggi che hanno affascinato milioni di spettatori, piccoli e grandi, oggi spopolano sulla pelle di migliaia di appassionati dei film di animazione. Al secondo posto c’è Nintendo, con una schiera di fan affezionati ai protagonisti di videogiochi leggendari come Super Mario, Zelda, Animal Crossing e via dicendo. Segue Harley-Davidson, brand che si distingue per un lifestyle ribelle e anticonformista, con il quale motociclisti di diversi paesi si identificano e che attraverso i tattoo esprimono l’appartenenza a una vera e propria tribù. Al quarto e al quinto posto si posizionano rispettivamente, Lego, lo storico produttore di giocattoli danese e Nike, con l’iconico Swoosh che domina su avambracci e polpacci di ogni colore, genere ed età. Per chi volesse approfondire, a questo link è disponibile l’intera classifica.

Come abbiamo visto, sono in tanti, oggi, quelli che scelgono di dichiarare il proprio legame affettivo con un brand per mezzo dei tatuaggi: l’ennesima conferma di quanto per le aziende sia importante creare relazioni, sviluppare affinità e saper emozionare il proprio pubblico.

Tatuaggio di una scatola da scarpe Nike in bianco e nero.
L'immancabile Swoosh di Nike

#Skinvertising

#GuerrillaMarketing

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