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Sostenibilità

L'abbigliamento second-hand non è secondo a nessuno

a cura di
GreenGraffiti

Con il boom del second-hand la giacca del nonno torna ad essere cool

Indosso i vestiti di tuo nonno, ho un aspetto fantastico”, cantava più di 10 anni fa Macklemore in “Thrift shop” (ovvero “Negozio dell’usato”), un successo planetario dal tema tanto inedito quanto controcorrente rispetto ai classici stereotipi dell’ambiente hip-hop: nel brano infatti il rapper elogiava i negozi di abbigliamento di seconda mano dove con soli 20 dollari era possibile fare ottimi affari e, uscendo la sera, non si rischiava di avere la stessa maglietta griffata di altre 6 persone nel club.

All’epoca i negozi dell’usato erano ancora frequentati per lo più da nicchie di appassionati, cultori del vintage, collezionisti di minuterie rétro, o da chi semplicemente cercava modi per risparmiare, ma nel giro di pochi anni il mercato dell’abbigliamento usato avrebbe conosciuto una tale trasformazione da far esplodere un vero e proprio “fenomeno second-hand” a livello globale.

Grazie a una maggiore consapevolezza da parte dei consumatori del nuovo millennio, un’accresciuta sensibilità verso le tematiche ambientali, e il continuo sviluppo delle tecnologie digitali, nell’ultimo decennio il mercato del resale ha raggiunto infatti livelli di popolarità senza pari, spingendo brand e rivenditori, dal fast fashion al lusso, a rinnovare i propri modelli di business includendo soluzioni più sostenibili e ricorrendo a piani di marketing ambientale.

Una scena tratta dal videoclip del brano Thrift Shop di Macklemore

Moda circolare, la Gen Z preferisce l’usato

A guidare la transizione verso un mercato della moda più etico e più green è soprattutto la Gen Z, una generazione molto attenta all’impatto delle proprie azioni e desiderosa di contribuire concretamente alla lotta contro l’inquinamento.

Riciclare, riutilizzare, scambiare e fare economia sono le parole d’ordine dei consumatori odierni, per i quali il second-hand nell’abbigliamento e non solo rappresenta la risposta ideale alle loro esigenze di sostenibilità, convenienza ed esclusività.

Il boom del resale è confermato anche dal proliferare di eventi in cui acquistare abbigliamento di second-hand come Vinokilo, il più grande mercato di abiti vintage del vecchio continente, dalla diffusione degli swap party, feste private in cui gli invitati barattano tra loro articoli di abbigliamento e accessori, e naturalmente da quello dei negozi fisici dedicati al pre-owned fashion, come Humana Vintage (con 535 store in tutta Europa, giusto per dare qualche numero), Episode e Kilo Shop.

Con la forte domanda di beni già posseduti da altri, anche detti pre-loved, negli ultimi anni il numero di piattaforme dedicate al fashion second-hand si è andato moltiplicando, con il risultato che oggi gli appassionati dell’usato possono oggi scegliere tra svariate app, come Depop, Vestiaire Collective, The RealReal, Rebelle e Vinted, per citare i più famosi.

La riscoperta del resale ha coinvolto anche i siti di e-commerce, che negli ultimi anni hanno risposto rapidamente alle evoluzioni del mercato: il colosso tedesco Zalando ha lanciato la categoria “second-hand”; il rivenditore multimarca Farfetch ha dato vita al progetto “Second Life” dedicato alle borse; la piattaforma cinese di fast fashion Shein ha dato la possibilità ai propri clienti di rivendere i propri capi usati attraverso l’app, un servizio al momento disponibile solo per il mercato americano.

Vinokilo: il più grande mercato dedicato al second-hand in Europa

Da Balenciaga a H&M, i brand aprono al pre-owned fashion

Un report del Boston Consulting Group realizzato per conto di Vestiaire Collective, una delle piattaforme citate poco sopra, valuta tra i 100 e i 120 miliardi di dollari il valore attuale del mercato mondiale del second-hand, più del triplo rispetto al 2020. Inoltre, lo studio prevede una crescita annua di questo mercato del 20-30%.

I numeri sembrano dimostrare che non si tratta di una tendenza passeggera, tanto che anche i brand del settore si stanno allineando al trend: maison come Balenciaga, Valentino, Gucci e Bottega Veneta hanno iniziato a lanciare sui propri siti, e in alcuni casi anche in-store, programmi di resale e iniziative volte al riutilizzo dei capi.

Altri invece hanno deciso di collaborare con le principali piattaforme di moda vintage: Stella McCartney, Burberry, Jimmy Choo hanno stretto accordi con The RealReal, mentre l’inglese Alexander McQueen di recente ha avviato una partnership con Vestiaire Collective.

A cogliere le opportunità offerte da un mercato in crescita non sono state solo le aziende che operano nella fascia più alta del settore: anche marchi come H&M, Levi’s, Diesel e Lululemon hanno attivato progetti di resale online, riscuotendo un discreto successo.

L'intefraccia della sezione del sito di Balenciaga dedicata al resale

Il mercato del resale: minaccia o opportunità per i marchi del lusso?

Di fronte al fenomeno crescente del pre-owned fashion c’è chi ha intravisto possibili pericoli per i marchi del lusso: consentire la rivendita di capi di seconda mano nello stesso spazio di vendita degli articoli a prezzo pieno potrebbe, a parere di alcuni, rischiare di intaccare l’esclusività, la scarsità e la qualità aspirazionale che caratterizza i beni di lusso.

Altri invece affermano che i due trend possono coesistere: lo dimostrerebbe il rivenditore multimarca online Farfetch che gestisce un mercato vintage del lusso insieme alle nuove collezioni degli stessi marchi, senza che ci sia cannibalizzazione tra i due mercati.

Alcuni analisti hanno rilevato che la rivendita di abbigliamento second-hand può essere vista come un servizio aggiuntivo offerto dai brand per fidelizzare i propri clienti. In quest’ottica il resale potrebbe rappresentare un’opportunità per intercettare nuovi segmenti di consumatori, quelli che solitamente non possono accedere al mercato del lusso a prezzo pieno.

Probabilmente sarà il tempo a decretare se il mercato dell'usato nel settore dell’abbigliamento e non solo si rivelerà una minaccia oppure un’opportunità per i marchi premium. Nel frattempo, non ci resta che provare a spulciare tra le offerte a disposizione, andando a caccia di occasioni uniche e rare, per riscoprire l’irresistibile fascino del second hand.

#VintageClothing
#SecondHandFashion

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