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Jingle pubblicitari eterni: quando nascono i tormentoni?

Musica e advertising: i segreti dei jingle degli spot pubblicitari

Quante volte, senza un apparente motivo, ci tornano in mente jingle pubblicitari che poi restano a ronzarci in testa per tutto il giorno? “Le mucche fanno mu ma una fa muu muu” è uno degli esempi più lampanti. Basta trovarsi di fronte a una mandria di mucche, possibilmente con degli occhiali da sole calati sul naso, e automaticamente ci troveremo a rappare le parole di questa famosa canzoncina degli anni 2000.

Jingle pubblicitari: origini, storia e diffusione

Il jingle, letteralmente canzonetta, cantilena, tintinnio, è un motivetto musicale lineare che spesso si accompagna a un testo rimato, uno slogan o a una carrellata di immagini e video facilmente memorizzabile e che diventa distintivo rispetto ai brand che lo presentano. È un espediente di marketing ideato agli inizi del ‘900 ed esploso definitivamente negli anni ’50, nel pieno del boom economico.

Sebbene fosse nato per provare a salvare dalla bancarotta una nota marca di cereali americani, il jingle riscosse un tale successo da stravolgere completamente il modo di fare pubblicità. In un primo tempo, venne dato moltissimo spazio alla parte testuale, con rime orecchiabili e motivetti allegri.

Con l’avvento della televisione, le immagini presero il posto del testo e il jingle venne mutilato della sua parte a cappella per concentrarsi maggiormente sul ritmo tamburellante. L’apice venne raggiunto negli anni ’50, nel pieno del boom economico, con i brand che si contendevano senza sosta il podio del jingle più memorabile di sempre.

La diffusione della musica pop ha causato tuttavia un arresto all’ascesa di questi tormentoni pubblicitari. Dalla metà degli anni 90, con l’affermarsi della tv commerciale, molti artisti hanno infatti cominciato a vendere i diritti delle proprie canzoni agli inserzionisti, permettendone l’utilizzo all’interno degli spot. Si tratta di un fenomeno che ha dato nuovo lustro a brani ormai finiti nel dimenticatoio e aperto al grande pubblico alcuni pezzi pensati inizialmente per una nicchia di ascoltatori, causando però alcune controversie circa la commercializzazione della musica, mal vista dai puristi musicali.

Ma ormai il danno era fatto e dopo più di vent’anni non si contano le hit che hanno contribuito a scrivere alcuni degli spot passati poi alla storia, lasciando che i jingle cadessero definitivamente in rovina.

I jingle musicali indimenticabili

Ma i jingle pubblicitari restano un amarcord in grado di riunire chiunque abbia voglia di canticchiare in nome di un glorioso passato inamidato d’oro. Spolveriamo qualche esempio dei tormentoni pubblicitari più amati di sempre, in ordine rigorosamente casuale.

1. Cedrata Tassoni: lo spot più longevo d’Italia

“Quante cose al mondo puoi fare, costruire, inventare, ma trova un minuto per me!”. Se lo hai letto senza averlo canticchiato in testa, stai mentendo. La Cedrata Tassoni, mitica protagonista delle estati degli italiani, è uno di quei prodotti-portale in grado di ricondurci in 15 secondi nell’atmosfera onirica e indimenticabile degli anni ’70-80. I nostalgici ricorderanno che questo spot è andato in onda per la prima volta nel Carosello del 1973, accompagnato dall’indimenticabile voce di Mina.

In un mondo di meteore destinate a sparire nel breve periodo, il jingle pubblicitario della Cedrata Tassoni ci dà la piena sensazione della continuità del tempo e delle epoche, che non si risolvono l’una nell’altra ma sono frutto di una persistenza storica.

2. Tic-Tac: le inconfondibili mentine

Un altro celebre tormentone pubblicitario difficile da dimenticare è quello cantato e interpretato da Michelle Hunziker nel 2002 per la promozione delle Tic-Tac. Scenografia minima, costume di scena basico e poche rime ripetitive: questi gli elementi vincenti per uno dei jingle più canticchiati di sempre. Viene da chiedersi se queste caramelline tascabili sarebbero diventate un prodotto così noto anche senza l’interpretazione canora e ballerina della svizzera più famosa d’Italia.

3. Girella Motta e Toro Farcito

Il Carosello è stato terreno prolifico per la produzione di molti spot duraturi. Tra i più longevi, dopo quello della Tassoni, c’è quello della Girella Motta: negli anni ’80 era preceduto da un piccolo sketch dove un “golosastro” attaccava gli indiani protettori delle preziosissime girelle Motta. Toro Farcito, loro capo, inventava ogni sera un espediente diverso per bluffare il cowboy e tenere per la sua tribù l’amato spuntino. Lo spot terminava sempre con il celebre jingle “la morale è sempre quella: fai merenda con Girella!”.

4. Valfrutta e lo slogan intramontabile

Un jingle pubblicitario famoso che evoca immediatamente il motivetto di poche e brevi note è quello firmato da Valfrutta: “Valfrutta, la natura di prima mano”. Stavolta non si gioca con le rime, ma con uno slogan che riassume perfettamente i valori su cui si fonda il brand: la natura, la genuinità, la filiera italiana, la passione e la dedizione umana.

Con l’armonizzazione di questo payoff, Valfrutta porta di nuovo nell’universo della memorabilità pubblicitaria un brand agroalimentare, dopo il capolavoro (non musicale) realizzato da Del Monte una decina di anni prima, con l’uomo Del Monte, solitario su una collina e vestito in completo bianco, che aveva detto sì.

5. Tabù: il controverso spot della Perfetti Van Melle

Facendo un passo indietro, negli anni in cui il politically correct non era ancora stato integrato nel linguaggio comune, venne presentato uno spot che promuoveva le caramelle di liquirizia Tabù. Il jingle, entrato nella storia della pubblicità, si sviluppava come un pezzo jazz interpretato da un “uomo nero”, o meglio, da una blackface.

Il riferimento alla performance di Al Jolson, cantante jazz degli anni ’20 che si dipingeva il volto di nero, era evidente: il protagonista si confonde sullo sfondo nero e viene evidenziato soltanto dagli occhi e dalla bocca cerchiati di bianco. Non è opportuno neanche stare a sottolineare quanto questo spot alimentasse lo stereotipo razzista e, infatti, alla fine degli anni’90, è stato rimosso dalle emittenti televisive.

6. Trio Nestlè – gli immancabili cereali degli anni ‘90

Ci sono prodotti che sono spariti dagli scaffali del supermercato che vorremmo a tutti i costi tornassero in produzione. Tra questi sicuramente il Trio Nestlè, i cereali alla vaniglia, caramello e miele che non potevano mancare nelle ciotole dei bimbi italiani degli anni ’90. Saranno stati Qui, Quo, Qua, il jingle brevissimo ma indimenticabile o il dilagare della cultura americana a far innamorare i bambini di qualche decade fa non ci è dato saperlo. Sappiamo solo che risentire quelle voci allegre della canzoncina pubblicitaria ci fa salire una gran nostalgia.

Sicuramente leggendo l’articolo ve ne saranno venuti in mente molti altri: del resto i jingle pubblicitari sono belli proprio perché sbucano dal nulla in un istante, e come uno stargate hanno il potere di condurci in mondi lontani pieni di ricordi.

#Jinglepubblicitari

#Nostalgia

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